Anfore che accompagnano 1000 anni di vita vissuta e ci parlano certo di usi alimentari, ma anche di attività commerciali e addirittura edili!
È questo il caso dei reperti rinvenuti nell’area del santuario, il quale presenta chiari segni di riutilizzo dopo la sua defunzionalizzazione (circa V sec.) con la presenza di setti murari pertinenti a nuove costruzioni di tipo abitativo. O anche dei frammenti ritrovati nell’area della domus, la cui lunga vita è ben documentata dalla variazione degli spazi interni (tra cui i muri sovrapposti al pavimento in mosaico della grande sala del primo impianto e il ridimensionamento della vasca dell’impluvium, conseguente a una probabile ristrutturazione degli ambienti).
A conferma di fasi edilizie più tarde, è interessante sottolineare la presenza di un frammento databile al III – inizio IV sec. tra quelli che presentano consistenti tracce di malta (prova evidente del riutilizzo quale materiale edilizio per “alleggerire” le murature).
La persistenza di traffici commerciali trans-marini in epoca tardo-antica è invece testimoniata dai reperti di provenienza africana (V e VI sec.) e dal mediterraneo orientale per il reperto più tardo (databile fino alla metà del VII sec).