Il Castrum delle origini
Minturnae viene dedotta nel 296 a. C. come colonia maritima nell’ambito di un sistema a difesa della costa laziale da attacchi via mare e per garantire i contatti con la Campania, cui sono da ricondurre le deduzioni di Ostia e Antium nel 338, Tarracina nel 328, Sinuessa nel 296.
La “forma” della primitiva città è quella dell’impianto castrale di forma quadrata, delimitato da mura in opera poligonale con imponenti torri angolari, suddiviso all’interno dagli assi ortogonali del cardine e del decumano.
Il castrum si presentava come un quadrato di 155 m di lato per una superficie complessiva di 24.025 mq (all’incirca le dimensioni del castrum ostiense, con il quale presenta forti analogie).
La cinta difensiva era costituita da una muratura in opera poligonale di pietra calcarea dello spessore di 2,70 m, munita di quattro torri angolari a pianta quadrata. Analisi effettuate nel 2003 attestano che la pietra utilizzata proviene da Monte d’Argento.
Delle torri angolari ne sono state individuate due: di queste, quella all’angolo N/O è visibile nel limitrofo Comprensorio archeologico, mentre quella all’angolo S/O fu individuata da J. Johnson inglobata nelle strutture di età imperiale denominate convenzionalmente Tempio L.
Il decumano massimo era costituito dalla Via Appia, che entrava in città nel punto centrale della cinta difensiva verso Roma, per poi uscirne sul lato opposto. Qui, verosimilmente, un’ulteriore porta era posta a difesa e controllo del ponte sul Garigliano.
Il cardine era costituito da un tracciato che, uscendo dal lato Nord del castrum e scavalcando il terreno paludoso grazie ad un viadotto di cui rimangono visibili alcuni archi (di epoca successiva) ripercorreva l’antico tracciato preromano che superava l’Ausente e risaliva il Garigliano fino alla zona dove si ipotizza fosse situata la città aurunca di Vescia.